Uno dei motivi per cui non ci accorgiamo di questo è da cercare nell’acuità visiva, che non è quella dell’oculista, la nostra è dovuta alla struttura dell’occhio che ci fa vedere bene solo un punto: il centro del campo visivo. Anche di questo l’uomo non ha coscienza perché gli occhi si muovono in continuazione, sia volontariamente sia in modo automatico senza alcuna coscienza.
La necessità della pittura binoculare nasce dal fatto che nel 1925 è stato pubblicato un libro dal titolo “La prospettiva come forma simbolica” di Panofsky, dove si afferma che noi, vuoi per la forma sferica dell’occhio, vuoi per il movimento rotatorio della testa, vediamo in prospettiva sferica. Da allora, nel mondo degli studiosi di arte, è nato un acceso dibattito sulla questione ed ormai è dato per scontato, senza alcuna prova, che l’uomo vede secondo le leggi della prospettiva sferica. La pittura binoculare, rifacendosi alla prospettiva binoculare del campo medico scientifico, vuole affermare che noi non vediamo un mondo piatto con degli indici di profondità, cioè non vediamo la prospettiva, bensì vediamo la profondità.
Fatta questa premessa, vediamo un quadro binoculare. Le foto mostrano un soggetto rurale nella prospettiva consueta, sopra, nella pittura binoculare, sotto.

Bisogna distinguere due circonferenze, prima avremmo detto due piani. Quella del glicine, che sto guardando, che perciò vedo in tre dimensioni e fatta di oggetti singoli, nella quale si trova anche il pilastro; e quella del cancello del vicino, che fa da sfondo, e perciò fatta di oggetti che vediamo doppi. Poi bisogna distinguere il centro, dove l’acuità visiva è massima, dalla periferia, dove l’acuità visiva è minima.


Per questo motivo dipingo il centro con le regole della copia dal vero, a piccole macchie, con colori intensi e dando molta importanza al disegno, che dona incisività. La periferia la dipingo invece a larghe macchie, con colori poco intensi e senza disegno. Però bisogna tenere presente che, per l’opera analizzata, lo sfondo si trova su una circonferenza di oggetti che vediamo due volte, una volta per ogni occhio, perciò gli oggetti sono dipinti due volte, in un gioco di traslazione in parte nascosto dall’acuità visiva.
Per questo motivo il quadro binoculare deve essere guardato al centro, senza allontanarsi molto da esso, ad una distanza tale che l’opera occupi buona parte del campo visivo. Così avrete la sensazione di trovarvi in uno spazio tridimensionale. La parte centrale del quadro va vista con la parte centrale della retina, la fovea, mentre la parte periferica del quadro va vista con la parte periferica della retina, dove ci sono i bastoncelli. Se tutto questo vi incuriosisce potete approfondirlo al seguente indirizzo internet:
binoculare.altervista.org
Sarete benvenuti, nino venezia
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